Quante persone servono per cambiare il mondo?




di Marcella Costagliola

Dalla scienza nuove conferme alla teoria della "massa critica"

Un recente studio scientifico condotto nell’Università della Pennsylvania e pubblicato su Science l’8 giugno scorso ha provato a dare una risposta e a capire quante persone servono per far sì che una nuova convenzione sociale prenda piede in un determinato gruppo.

Il documento “Experimental evidence for tipping points in social convention” descrive un esperimento online in cui i ricercatori hanno cercato di determinare la percentuale di popolazione di cui una minoranza ha bisogno per raggiungere la massa critica, ovvero il numero necessario ad invertire il punto di vista della maggioranza. Il punto di non ritorno, hanno trovato, è solo del 25 per cento.

Il risultato è dunque che se il 25 per cento dei membri di un gruppo ha un’idea, quell’idea può diventare di tutti o quasi tutti.

Poche persone, seriamente impegnate, possono influenzare la maggioranza e spazzare via le convenzioni sociali, instaurando nuovi modelli di azione e di pensiero.

Il professor Arnout van de Rijt, sociologo all'Università di Utrecht nei Paesi Bassi che studia i social network e l'azione collettiva ha così commentato: "Non si tratta di una piccola élite con risorse sproporzionate… si tratta di una minoranza che cerca di cambiare lo status quo, riuscendo ad essere inesorabile. Impegnandosi in un nuovo comportamento, espongono ripetutamente gli altri a quel nuovo comportamento fino a quando questi ultimi non iniziano a copiarlo".

Questo avviene nel bene e nel male ovviamente ma tale notizia deve essere uno sprone a tutte quelle “minoranze creative” che dal basso si adoperano per innescare cambiamenti positivi ed essere motori di una trasformazione sociale autentica.

Anche nell’enciclica Laudato Si’ più volte si accenna alla forza dei “piccoli gesti” e di come l’azione di piccoli gruppi che “intervengono a favore del bene comune, difendendo l’ambiente naturale e urbano...si preoccupano di un luogo pubblico (un edificio, una fontana, un monumento abbandonato, un paesaggio, una piazza), per proteggere, risanare, migliorare o abbellire qualcosa che è di tutti” siano fondamentali. “Intorno a loro si sviluppano o si recuperano legami e sorge un nuovo tessuto sociale locale. Così una comunità si libera dall’indifferenza consumistica. Questo vuol dire anche coltivare un’identità comune, una storia che si conserva e si trasmette” (LS 232).

Questo vuol dire lavorare insieme per diventare massa critica; raggiungere quel 25 per cento che può davvero fare la differenza!

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