Avete mai sentito parlare di “Water Grabbing”?




di Anna Pagani

Pochi di noi si rendono conto di quali interessi economici, prevaricazioni e guerre siano dietro ai beni che consumiamo ogni giorno. L’Acqua è tra questi: rubata, nascosta, contesa.

Non c'è solo il land grabbing, uno dei nuovi volti del colonialismo, l'accaparramento della terra che fagocita, in particolare, il continente africano. Nella smania neoliberista di possedere le risorse naturali, anche l'acqua è diventata oggetto di scontri commerciali, tensioni sociali e guerre internazionali. Tanto più che l'«oro blu» sta diventando un bene molto prezioso. Ricordiamo che l’acqua per il consumo umano non è qualunque acqua, ma quella dolce, che sul Pianeta Azzurro è il 2,5%, in pratica solo lo 0,5% utilizzabile il resto è ghiaccio nelle calotte polari … Per quanto ancora? Entro il 2030 una persona su due al mondo vivrà in zone ad elevato stress idrico.
La geopolitica del water grabbing  tocca vaste aree del pianeta: Medioriente, America Latina, Africa, Asia, Australia. 1 miliardo di persone che non hanno accesso all’acqua potabile nel mondo, mentre il 70% delle terre emerse è oggi a rischio desertificazione.
“Water grabbing", accaparramento dell’acqua: situazioni in cui attori potenti sono in grado di controllare le risorse idriche, sottraendole a comunità locali o intere nazioni. Zone equatoriali, i grandi bacini idrici dell’Asia, il Medio Oriente, l’area mediterranea, le zone desertiche di America settentrionale e Australia. Tutto il pianeta è coinvolto. La Terra si surriscalda, gli esseri umani aumentano, i consumi crescono. E come conseguenza l’acqua diminuisce; da bene comune viene trasformata in merce e imbottigliata, da simbolo di comunione tra popoli diventa oggetto di contesa: a oggi sono 507 i casi di tensione sull’uso dell’acqua non risolti in via negoziale.
Ma se le cause della scarsità di acqua sono molteplici: il cambiamento climatico, l’aumento dei consumi idrici, l’uso intensivo, la privatizzazione, la competizione con altri settori, le infrastrutture carenti, la feroce industrializzazione, … la conseguenza è una sola, un conflitto , “water wars”, le guerre e conflitti combattuti per l’acqua o per la mancanza di questa.
I più importanti conflitti : tra India e Cina intorno al Brahmaputra, tra autorità palestinese e governo
israeliano, tra Israele e Libano.
A poco è servita, nel 2010, la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che ha inserito l’accesso all’acqua tra i diritti fondamentali dell’uomo. «Ancora oggi questo diritto, sancito da Papa Francesco nell’enciclica del 2015 Laudato si’, non è tutelato attivamente dagli Stati membri». La mano rapace del water grabbing si vede nella produzione di energia elettrica, che sottrae acqua a usi civili, come testimoniano i recenti black out in California. A Kusile, Sudafrica, la centrale a carbone impiega 71 milioni di litri d’acqua al giorno. Gli effetti si amplificano dove sono sorte enormi dighe: quella delle Tre Gole in Cina ha determinato l’esodo di 1,2 milioni di persone; quelle di Etiopia e Sudan hanno spezzato gli equilibri geo sociali. Nessuna compensazione economica è stata erogata.



Nel libro inchiesta : Water Grabbing - Le guerre nascoste per l’acqua nel XXI secolo (Editrice EMI Editrice missionaria italiana, 2018) i due giovani ed esperti autori Emanuele Bompan e Marirosa Iannelli che avevano già pubblicato online Water Grabbing. An Atlas of Water, attraverso numerosi viaggi in diverse zone del mondo documentano con storie, cifre e un’inchiesta questo problema, che ha conseguenze concrete sulla popolazione, soprattutto quella più debole ed emarginata.
Attraverso indagini sul campo raccolgono in questo saggio, con un inserto fotografico di casi emblematici, problematiche che acquisiscono uno spessore in molti casi inquietante, dalle conseguenze del fracking in Pennsylvania alla guerra delle dighe sul Mekong, dal «mix letale» che farà del Bangladesh, di per sé traboccante di acqua dolce, il primo Paese esportatore di profughi ambientali, alla Palestina e alla ri - pubblicizzazione tradita dell’acqua in Italia.
Dalla lettura di un libro come questo, affollato di dati ma soprattutto denso di storie, certamente
non si esce come si era entrati.

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