Nel mondo post-vaccinazione: modelli alternativi per il futuro della Madre Terra.


Tutti si sono preoccupati per la scienza e per la ricerca sfrenata di vaccini sicuri ed efficaci. Alla fine sono apparsi. Pochi hanno parlato del contesto che ha dato origine al Covid-19: il contrattacco della Madre Terra contro gli “umanoidi”, perché – come ha affermato chiaramente Papa Francesco nella Laudato si': “non abbiamo mai maltrattato e ferito la Casa Comune come negli ultimi due secoli” (n. 53). Il contesto del virus è nella voracità del nostro modo di produzione e consumo, nel modo attuale di abitare il pianeta Terra, aggredendolo e sfruttandolo eccessivamente per l’ultra neoliberismo. Il Covid-19 ha colpito come un fulmine questo sistema predatorio, uccidendo le vite della natura e dell’umanità. Ha smantellato i suoi principali mantra: il profitto prima di tutto, la concorrenza, l’individualismo, l’uso meramente utilitaristico della natura, la mancanza di cura che tutto esista e viva, la prevalenza del mercato sulla società, lo stato minimo e la privatizzazione dei beni comuni. Se avessimo seguito questi mantra, l’umanità sarebbe in grave pericolo.

La pandemia ha posto inequivocabilmente l’alternativa: vale più il profitto o la vita? Che cosa viene prima: salvare l’economia o salvare vite umane? Quello che, infatti, ci sta salvando sono i valori che sono assenti o emarginati in questo sistema globalizzato: è la vita al primo posto, è la cura tra tutti e della natura, è l’interdipendenza l’uno dell’altro, è la collaborazione, è la solidarietà, è la corresponsabilità collettiva, è lo Stato sufficientemente attrezzato per servire tutti, è la società sopra il mercato e il fatto che siamo esseri spirituali che possono comprendere il significato dell’isolamento sociale nel senso di scoprire gli errori che ci hanno portato a questa pandemia, i nuovi valori e le abitudini che dobbiamo incorporare se vogliamo avere un futuro sostenibile e quindi imparare a rinunciare, come trattare la natura e la Madre Terra in modo amichevole, per realizzare il significato della nostra vita e della nostra missione nell’insieme degli esseri: prendersi cura e custodire questa sacra eredità che Dio e l’universo ci hanno affidato (Gen. 2,25) e infine, poiché siamo minacciati di morte dal Covid-19, ci interroghiamo su una possibile vita oltre la vita e l’esistenza di quell’Essere che rende tutti gli esseri, Dio.


Il Covid-19 ci ha rivelato la nostra vera umanità: siamo esseri fragili e non piccoli dei che possono fare tutto; siamo esseri di relazione e per questo motivo dipendiamo l’uno dall’altro, siamo solidali e amorevoli per natura; siamo parte della natura e non dei suoi proprietari e padroni. Questi valori universalizzati dalla Fratelli tutti ci permettono di sognare un altro tipo di mondo diverso e necessario.


Ora che abbiamo una gamma di vaccini, inizia la disputa per il futuro della Terra che vogliamo abitare. Qui ci sono diverse alternative.

L’intenzione di tornare a ciò che era prima sembra essere stata scartata, poiché torneremmo al mondo dell’accumulazione sfrenata e alle ingiustizie sociali ed ecologiche che essa comporta. In questo senso, la Cina ci sta dando il peggiore degli esempi prolungando il vecchio paradigma di crescita del PIL che è stato seriamente danneggiato dal Covid-19 e che implica le dinamiche di sfruttamento dei beni e servizi naturali e lo squilibrio del pianeta. La Cina non sembra aver imparato nulla dalla lezione che il virus ci ha lasciato: dobbiamo cambiare se vogliamo salvare la vita e sopravvivere come specie umana. Qui vale la pena ascoltare l’avvertimento del grande storico Eric Hobsbawm nell’ultima frase del suo libro Il secolo breve (1914-1991):

“Una cosa è chiara. Se l’umanità vuole avere un futuro accettabile, non può essere prolungando il passato o il presente. Se proviamo a costruire il terzo millennio su questa base, falliremo. Il prezzo del fallimento, cioè l’alternativa a cambiare la società è l’oscurità” (p.506).


Ecco alcune alternative, poiché i signori del capitale e della finanza sono in furiosa articolazione l’uno con l’altro per salvaguardare i propri interessi, fortune e potere politico.


Il primo sarebbe il ritorno al sistema capitalista neoliberista estremamente radicale. Lo 0,1% dell’umanità (i miliardari) userebbe l’intelligenza artificiale con miliardi e miliardi di algoritmi, in grado di controllare ogni persona sul pianeta, dalla sua vita intima, privata e pubblica, al dentifricio che sta utilizzando. Sarebbe un dispotismo di un altro ordine, cibernetico, sotto l’egida del controllo-dominio totale della vita delle persone. Ma dobbiamo contare sul fatto che ogni potere provoca sempre un contro-potere. Sicuramente ci sarebbe una grande resistenza e persino ribellioni causate dalla fame e dalla disperazione con migliaia e persino milioni di vittime.


La seconda alternativa sarebbe il capitalismo verde che ha imparato la lezione dal coronavirus e ha incorporato il fattore ecologico: riforestare la natura devastata e conservare il più possibile. Ma non cambierebbe il modo di produzione e la ricerca del profitto. La green economy non discute la disuguaglianza sociale perversa e farebbe di tutto ciò che è natura un’occasione di guadagno. Esempio: non solo approfittare del miele delle api, ma anche della loro capacità di impollinare altri fiori. Il rapporto con la natura e la Terra continuerebbe a essere utilitaristico e difficilmente riconoscerebbe i diritti, come dichiarato dall’ONU e il suo valore intrinseco, a prescindere dagli esseri umani.


La terza sarebbe il comunismo di terza generazione, che non avrebbe nulla a che fare con le precedenti esperienze, ponendo i beni e servizi del pianeta sotto l’amministrazione plurale e globale per ridistribuirli a tutti. Potrebbe essere possibile, ma suppone una nuova coscienza ecologica, una governance globale, oltre a dare centralità alla vita in tutte le sue forme, qualcosa che non è nel suo orizzonte. Sarebbe ancora antropocentrico. Proposto dai filosofi Zizek e Badiou è poco rappresentativo, oltre al peso negativo delle fallimentari esperienze precedenti, che lo portano a metterlo sotto sospetto.


Il quarto sarebbe l’eco-socialismo con maggiori possibilità. Suppone un contratto sociale mondiale con un centro di governance plurale per risolvere i problemi globali dell’umanità. I beni e servizi naturali sarebbero equamente distribuiti a tutti, in un consumo dignitoso e sobrio che includerebbe anche gli esseri viventi della natura. Anche loro hanno bisogno di mezzi di sussistenza e riproduzione come l’acqua, il clima, i nutrienti e un ambiente generale sano e sostenibile. Quest’alternativa sarebbe all’interno delle possibilità umane, purché superi il socio-centrismo e incorpori i dati della nuova cosmologia e biologia, che considerano la Terra come un momento del grande processo cosmo-genico, bio-genico e antropogenico.


La quinta alternativa sarebbe il bem viver e la convivenza provati per secoli dagli andini. È profondamente ecologico, poiché considera tutti gli esseri portatori di diritti. L’asse di articolazione è l’armonia che inizia con la famiglia, con la comunità, con la natura, con montagne e fiumi, con gli avi, con l’intero universo e con la Divinità. Quest’alternativa ha un alto grado di utopia praticabile. Forse, quando l’umanità si trovasse come una specie che vive in un’unica Casa Comune, sarebbe in grado di raggiungere il benessere e la convivenza per tutta l’umanità e per l’intera comunità della vita. Sembra una scelta, non per ora, ma per il futuro comune della Terra e dell’umanità.


La sesta alternativa sarebbe Fratelli tutti di Papa Francesco nella sua enciclica socio-ecologica. Il Papa è chiaramente consapevole che questa volta “o ci salviamo tutti o nessuno si salva” (Ft n, 32). Dobbiamo capire bene la sua reale possibilità. Afferma direttamente: “Se qualcuno pensa che si tratti solo di far funzionare quello che abbiamo già fatto, o che l’unica lezione da imparare sia quella di migliorare i sistemi e le regole esistenti, sta negando la realtà” (n.7). Lui rifiuta il paradigma dominante che ha innescato l’intrusione del Covid-19.


Veniamo e siamo ancora all’interno di un paradigma antropocentrico che è alla base della modernità. È il regno del dominus: l’essere umano come signore e padrone (maître et possesseur di Descartes) della natura e della Terra. Questi hanno senso solo nella misura in cui si ordinano al suo volere. Ha cambiato la faccia della Terra, ha portato molti vantaggi, ma ha anche creato un principio di autodistruzione. È l’attuale impasse delle “ombre dense” (Ft cap I). Siamo parte integrante della natura, non al di fuori o sopra di essa, ma al suo interno e al suo fianco come fratelli e sorelle.

Di fronte a questa visione del mondo della modernità, l’enciclica Fratelli tutti contrappone un nuovo paradigma: quello del frater del fratello, della fraternità universale e dell’amicizia sociale (n. 6). L’essere umano, parte di essa, ha legami di fraternità che uniscono tutti gli esseri, non solo perché cosi, lo visse Francesco di Assisi, grande ispiratore di Francesco di Roma, ma soprattutto per il fatto scientifico che tutti gli esseri viventi hanno lo stesso codice genetico di base. Siamo, quindi, tutti fratelli e sorelle, dalla cellula più primitiva di 3,8 miliardi di anni fa, passando per i dinosauri fino a noi.

Se il Papa rifiuta l’ordine attuale, qual è la fonte da cui berrà per la sua alternativa? La cerca nella sorgente da cui scaturisce il più umano dell’uomo, poiché i sistemi sperimentati “possono solo finire in disastri” (Laudato si' 161). Resta solo l’umano in noi su cui troviamo una base solida, sostenibile e universale. E qual è il più umano degli umani?

È l’amore che cessa di essere un’esperienza solo tra due esseri che si attraggono, per emergere come amore sociale. È l’amicizia che acquista un’espressione sociale, “perché non esclude nessuno” (n.94) è la fraternità tra tutti gli esseri umani, senza confini, inclusi, nello spirito di San Francesco, gli altri esseri della natura; è la cooperazione aperta a tutti i paesi e a tutte le culture; è la cura, partendo da ciascuno (n.117) e allargandosi a tutto ciò che esiste e vive; è la giustizia sociale, base della pace; è la compassione per chi è caduto nel cammino. Tutto questo mondo di eccellenza è presente nell’essere umano.

Tali valori erano vissuti solo soggettivamente, nelle relazioni brevi e nella privacy della vita. La novità del Papa è stata quella di generalizzare e universalizzare ciò che era soggettivo e individuale: è questo nuovo paradigma, questa nuova visione del mondo che può salvarci dal disastro imminente.

Il Papa si rende conto dell’insolito della proposta, riconoscendo: “sembra un’utopia ingenua, ma non si può rinunciare a questo sublime obiettivo” (n. 190). Non disponiamo di altra alternativa se non quella presente nell’essere umano e ancora non sperimentata storicamente. Dobbiamo adesso metterla in moto.

O faremo questo cambiamento paradigmatico o non ci sarà futuro per la vita e l’esistenza umana su questo pianeta. Possiamo scomparire come specie, poiché ogni anno 300 specie scompaiono naturalmente al loro apice dopo milioni di anni sulla Terra. Sarà che non sia arrivato il nostro momento? La Terra continuerebbe per milioni di anni a ruotare attorno al sole, ma senza di noi. Forse nel futuro dell’evoluzione emergerebbe un altro essere capace di sostenere la coscienza e lo spirito e di provare un nuovo saggio di civilizzazione più benevolo del nostro.

Ma non è questa la visione di Papa Francesco che vede il bio-regionalismo come una soluzione promettente perché garantisce una reale sostenibilità e un nuovo rapporto amichevole con la natura. In questa prospettiva lo soccorre il principio di speranza di Ernst Bloch, senza menzionare il suo nome ma assumendone il contenuto: “la speranza ci parla di una realtà radicata nel profondo dell’essere umano, indipendentemente dalle circostanze concrete e dalle condizioni storiche in cui vive” (n.55). Da questo principio nascono i veri sogni e i progetti realizzabili che possono salvare noi e il sistema vitale. Ma le “ombre dense“, come dice, rimangono minacciose.

L’adesione dell’umanità a questa sua proposta promettente e al tempo stesso urgente di Papa Francesco è incerta. Fratelli tutti non rimuove le “ombre immense”. Ma è una luce che ci indica la strada. Questo ci basta. Sta a noi seguirlo.

Così afferma la Carta della Terra: “come mai prima nella storia, il destino comune ci chiama a un nuovo inizio. Ciò richiede un cambiamento di mente e di cuore, un nuovo senso d’interdipendenza globale e responsabilità universale” (fine). Credo che la proposta di Papa Francesco risponda a tutti questi requisiti e quindi emerge come l’alternativa più promettente e salvifica di fronte alla tragedia provocata dal Covid-19.


da confini.blog.rainews.it

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