L’attuale pandemia e il cambiamento climatico, che hanno una rilevanza non soltanto ambientale, ma anche etica, sociale, economica e politica, incidono, soprattutto, sulla vita dei più poveri e fragili. In tal modo fanno appello alla nostra responsabilità di promuovere, con un impegno collettivo e solidale, una cultura della cura, che ponga al centro la dignità umana e il bene comune.
Oltre ad adottare alcune misure che non si possono rimandare ulteriormente, è necessaria una strategia che riduca a zero le emissioni nette (net-zero emission).
La Santa Sede si unisce a questo obiettivo, muovendosi su due piani:
1. Da una parte, lo Stato della Città del Vaticano s’impegna a ridurre a zero le emissioni nette prima del 2050, intensificando gli sforzi di gestione ambientale, già in corso da alcuni anni, che rendano possibile l’uso razionale di risorse naturali come l’acqua e l’energia, l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, la riforestazione, e l’economia circolare anche nella gestione dei rifiuti.
2. Dall’altra, la Santa Sede s’impegna a promuovere un’educazione per l’ecologia integrale. Le misure politiche e tecniche si devono unire a un processo educativo che favorisca un modello culturale di sviluppo e di sostenibilità incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente. In questa prospettiva, ho inaugurato il Patto educativo globale , per accompagnare le scuole e le università cattoliche, frequentate da oltre settanta milioni di studenti in tutti i continenti; e ho sostenuto l’Economia di Francesco , attraverso la quale giovani economisti, imprenditori, esperti di finanza e del mondo del lavoro, promuovano nuovi cammini che superino la povertà energetica, che mettano la cura dei beni comuni al centro delle politiche nazionali e internazionali, e che favoriscano la produzione sostenibile anche in Paesi a basso reddito, condividendo tecnologie avanzate appropriate.
È giunto il momento di un cambiamento di rotta. Non rubiamo alle nuove generazioni la speranza in un futuro migliore. Grazie.
da L'Osservatore Romano
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