Nel testo Discorso sulle erbe, i due autori, Fritjof Capra e Stefano Mancuso, rendono omaggio al grande Leonardo da Vinci, sottolineando le attenzioni, gli studi e le passioni del genio toscano verso il mondo vegetale; infatti è noto, ma non proprio a tutti, che Leonardo si occupò anche di piante e da esse, come dalla Natura in genere, egli prese più di una semplice ispirazione per le proprie opere, dall’architettura ai dipinti.
Leonardo, secoli fa, «vedeva la forma a spirale come un codice archetipico della natura, sempre in mutazione e al contempo stabile in tutte le forme viventi. […] L’intuizione di Leonardo era assolutamente corretta: la coesistenza di stabilità e mutazione che si concretizza nella forma a spirale, e specialmente nel vortice a spirale, è in verità una caratteristica fondamentale di tutti i sistemi viventi».
Naturalmente oggi siamo più avvantaggiati dal punto di vista tecnologico per compiere importanti scoperte all’interno del mondo della Natura, ma non basta: Leonardo possedeva quello spirito di osservazione che non può essere sostituito da alcuno strumento, nemmeno se fosse il più innovativo microscopio elettronico.
I due autori, inoltre, mettono in luce una caratteristica fondamentale del mondo delle piante: la rete, un tipo di sistema molto particolare che ha reso le piante quelle creature incredibili che sono ancora oggi e dalle quali abbiamo tutti, nessuno escluso, molto da imparare, sempre.
Capra sottolinea che «il mondo materiale è in sostanza una rete inseparabile di relazioni, e quindi che il pianeta, nel suo complesso, è un sistema vivente che si autoregola. […] L’evoluzione non è più vista come una lotta competitiva per l’esistenza, ma piuttosto come una specie di danza cooperativa in cui la creatività e l’emergere costante di novità sono le forze trainanti». Mentre Mancuso aggiunge che «in una rete l’aspetto più importante sono le connessioni», le quali poi contribuiscono a creare una comunità.
Prendere esempio dalla rete delle piante
In un mondo come il nostro, in cui pare che si cerchi di avere sempre la migliore connessione per il Wi-Fi, manca forse la consapevolezza delle connessioni umane, quelle corde interiori che muovono i nostri passi, realmente. E di nuovo la Natura ci pone di fronte alla realtà: spesso ci ricorda chi siamo, creature connesse tra loro che potrebbero realizzare progetti magnifici dal punto di vista globale, formando una grande comunità.
Lo stesso Mancuso sembra lanciare un appello con una profonda riflessione: «Le comunità locali, ossia i nodi della rete umana, dovranno diventare quello che sono già state in alcuni momenti della nostra storia: il motore del nostro sviluppo. Le comunità, inoltre, sono tali e funzionano soltanto se c’è una comunità di affetti. È un aspetto di cui non si parla mai. siamo presi ad immaginare il nostro futuro esclusivamente in termini di tecnologia e hard science, e non pensiamo che qualcosa di fondamentale e antico come gli affetti, avranno ancora valore nel nostro futuro».
da rivistanatura.com
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