Il 25 giugno arriva sugli scaffali italiani la prima pasta pensata dai consumatori. A crearla è “La marca dei consumatori”, l’associazione italiana nata nel 2019 aderendo al movimento sorto in Francia tre anni prima sulla scia delle proteste degli agricoltori contro i prezzi di vendita del latte troppo bassi.
Dalla riflessione sull’iniquo sistema di definizione delle derrate nacque “La marque du consommateur” per la creazione di una filiera etica del latte capace di fornire un compenso adeguato a chi produce e cibi sani agli acquirenti. Da allora l’associazione francese ha promosso altre filiere virtuose arrivando oggi a contare oltre 30 prodotti in commercio presso 12.000 punti vendita che sostengono 3.000 famiglie di coltivatori e allevatori. Con il crescere delle proposte è aumentata pure l’adesione all’iniziativa, tanto da divenire un movimento con una rete fatta di più di 10.000 soci e 14 milioni di acquirenti. Un successo contagioso che ha varcato i confini francesi approdando in altri sei paesi del Vecchio Continente (Spagna, Belgio, Grecia e Germania, Inghilterra e Italia), in Marocco e, da poco, negli Stati Uniti.
Da consumatori ad attori
A decretare la rapida ascesa del movimento è stato il sogno di tramutare i consumatori in attori, ossia di dare agli acquirenti il potere di decidere cosa e come produrre. Non solo. L’ambizione è stata di ricercare un equilibrio tra esigenze divergenti, come abbinare un prezzo giusto per il consumatore, per il produttore e per i lavoratori, garantire la trasparenza della filiera, un’alta qualità degli alimenti per gusto e proprietà nutrienti e la necessità di coltivare nel rispetto dell’ambiente. In altre parole, si è cercata una soluzione per evitare di dovere scegliere se mangiare cibo basato sullo sfruttamento degli agricoltori e dannoso per la salute e il territorio o nutrirsi con derrate sane e gustose, ma troppo care per essere accessibile ai più.
La risposta è stata di coinvolgere i consumatori nella determinazione le regole per controllare il ciclo della coltivazione, della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti per farli risultare buoni, accessibili e responsabili. Un’operazione necessariamente lunga con diversi steps da superare, quali la scelta dell’alimento da produrre, la definizione di disciplinari e regole per fornitori e distributori, la selezione dei diversi attori delle filiera e la deliberazione dei parametri per decidere costi e compensi che determino il prezzo della derrata. Un processo che ha termine con la consultazione online aperta a tutti gli utenti per stabilire le caratteristiche specifiche dell’alimento e con l’incarico alle realtà scelte di avviare la filiera secondo le regole decise a livello collettivo.
Buona, sana ed ecologica
In Italia a credere nel progetto “La marca dei consumatori” sono già 4.200 persone che hanno deciso di associarsi con un contributo di 2 euro per partecipare alle diverse fasi decisionali e per avere la possibilità di controllare la filiera tramite le visite ispettive organizzate dall’associazione. Un impegno sfociato, come detto, nella realizzazione della pasta con marchio “Chi è il padrone?!” al debutto il 25 giugno nelle corsie di Carrefour, distributore transalpino non a caso il primo ad aderire a un’iniziativa già sperimentata con successo in Francia. A produrla è la Sgambaro, azienda di Castello di Godego (TV) fondata nel 1947 e con molte caratteristiche ricercate dai membri dell’associazione. Prima società italiana a ottenere nel 2003 le certificazioni “100% Grano Duro Italiano” e “km zero”, l’impresa veneta è dotata di proprio mulino, ha contatto diretto con agricoltori, impianti alimentati al 100% con energia “verde” e progetti di rimboschimento per compensare le proprie emissioni di CO2.
L’incarico è di fare tre tipi di pasta (spaghetti, fusilli e penne) prodotta con grano duro coltivato in pianura padana e in Puglia, macinata con mulino e creata con i metodi della trafilatura in bronzo e dell’essiccazione tradizionale, lenta a bassa temperatura. Opzioni volute dai consumatori per garantire una qualità di buon livello con un prezzo adeguato valutato in 1,07 euro per la confezione da 500 grammi. I plus ambientali riguardano l’impiego di energia al 100% rinnovabile e la realizzazione di una confezione in carta riciclabile e in fibra vergine proveniente da foreste certificate FSC (Forest Stewardship Council), ossia gestite nel rispetto di rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Parametro “eco” è pure il metodo di coltivazione del grano che deve provenire da “agricoltura sostenibile, che evita lo sfruttamento delle risorse naturali (acqua, fertilità del suolo, biodiversità) tutelando la salute dei consumatori” e dei lavoratori.
Un metodo preferito all’agricoltura biologica, considerata migliore per impatto ambientale, ma ancora poco diffusa per garantire livelli di produzione elevati e costi accessibili. Per favorirne lo sviluppo la comunità ha comunque deciso di destinare 0,01 euro/kg ai produttori di grano da investire nella transizione dall’agricoltura convenzionale a quella biologica. Stesso importo è designato a un fondo per il sostegno di persone e famiglie in condizione di fragilità economica da erogare tramite la collaborazione di associazioni presenti sul territorio. Infine al produttore prescelto va una remunerazione di 400 euro/tonnellata, superiore alla media di mercato stimata intorno ai 300 euro/tonnellata, per garantirne un guadagno, la possibilità di investire in innovazione e per assicurare ai dipendenti contratti con retribuzioni adeguate.
In arrivo passata, latte e uova
Alla pasta dovrebbero seguire la passata di pomodoro, il latte e le uova con l’arrivo nei supermercati previsto entro la fine del 2020 o, al più tardi, all’inizio del nuovo anno. A determinare i tempi sarà la complessità delle decisioni da prendere che per la pasta hanno richiesto, complice l’emergenza sanitaria, più di sei mesi di valutazioni. Novità potrebbero arrivare anche per la commercializzazione, con i prodotti di “Chi è il padrone?!” ad essere disponibili anche per la vendita online, la rete di distribuzione locale o i negozi di quartiere che lo richiedessero. L’idea dei promotori, infatti, è di contribuire a rendere più etica la grande distribuzione con proposte in linea con le esigenze dei consumatori, ma pure di rivitalizzare le realtà locali con progetti ancora non svelati. Per rimanere aggiornati sulle iniziative del movimento è possibile visitare il sito www.lamarcadelconsumatore.it.
da lastampa.it
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