Accordo di Parigi sul clima: l’appello delle istituzioni religiose
In questi giorni si è parlato dell’anniversario dell’Accordo di Parigi sul clima, evento che si celebra proprio nel mese di novembre.
L’Accordo, stipulato cinque anni fa, si contraddistingue quest’anno per la voce delle 47 istituzioni religiose che parteciperanno all’evento.
Dal cattolicesimo all’ebraismo e al buddhismo con il recente monito del Dalai Lama, la pressione ai leader politici di tutto il mondo diventa sempre più forte.
Tuttavia vi è una prospettiva ambientalista di cui si parla ancora molto poco e che si sta sviluppando da anni negli ambienti musulmani: ovvero, la dottrina teologico-ambientalista islamica, anche conosciuta come eco- Islam.
L’eco-islam si forma intorno alla seconda metà degli anni ’60 come motivo di riflessione sulle tematiche ambientali e sulle strategie da applicare per preservare il pianeta, nel rispetto dei precetti delineati dal Corano.
Questo movimento nasce come reazione ad una teoria controversa formulata dallo storico Lynn White Junior, il quale riteneva che la genesi della crisi ambientale era da imputare alle religioni monoteiste, facendo riferimento in modo particolare al Cristianesimo.
Gli studiosi musulmani, cresciuti in Paesi islamici e in seguito trasferiti in Paesi occidentali, sviluppano così un nuovo pensiero che rema contro l’avversa teoria di White: l’Islam verde, appunto.
Il pensiero eco-islamico muove le fila da alcuni passi specifici degli Hadith e del Corano stesso. Il padre fondatore di questo movimento, Seyyed Hossein Nasr, spiega all’interno del suo libro “La Crisi Spirituale dell’Uomo Moderno” (1967) che tra gli obblighi islamici più importanti vi è il rispetto del creato e della natura.
L’acqua assume un significato importante in quanto fondamento della vita di cui fare tesoro: “Non riflettete sull’acqua che bevete: siete forse voi a farla scendere dalla nuvola o siamo Noi che la facciamo scendere? Se volessimo la renderemmo salmastra: perché mai non siete riconoscenti?” (Corano, 56 vv. 68-70)
Allo stesso modo, l’uomo stesso è rappresentante di Dio sulla terra e in quanto tale è la creatura più importante dell’universo, e che “Del bestiame, alcuni animali sono da soma, altri da macello: mangiate di quel che la provvidenza di Dio vi ha dato” (Corano 6 v.142). Ciò però non significa che l’uomo possa sfruttare a suo piacimento la natura. Soggiogare gli animali e tutto quello che c’è sulla terra e nei cieli è un dono di Dio agli uomini, un dono che va rispettato e preservato.
Ma come promuove il suo pensiero l’Eco-Islam?
Le iniziative per promuovere una vita spirituale – e non solo – più sostenibile per l’ambiente hanno luogo principalmente in specifici eventi o date, per esempio in occasione del Ramadan, il mese del digiuno.
Questo perché durante il Ramadan le famiglie tendono a preparare grosse quantità di cibo per Iftar, il pasto serale che spezza il digiuno giornaliero dei musulmani, con il conseguente rischio di generare un ingente spreco alimentare.
Anche il pellegrinaggio verso la Mecca, uno dei cinque pilastri dell’Islam e quindi evento importante per i credenti, può essere un’occasione importante per diffondere nuove pratiche eco-compatibili. A tal proposito l’Alleanza inglese per le Religioni e la Conservazione (ARC) ha commissionato a EcoMuslim e Global One 2015 la stesura di una “Guida Verde” in modo da sensibilizzare l’hajj (pellegrino) affinché adotti uno stile di vita più rispettoso per l’ambiente.
In Indonesia, il più popoloso paese musulmano al mondo, saranno costruite 1.000 “eco-moschee“: luoghi di culto alimentati da fonti di energia rinnovabile, che si pongono l’obiettivo di gestire in modo sostenibile il consumo di acqua e cibo e ridurre e riciclare i rifiuti. Inoltre, essi diventeranno il luogo ideale dove tenere corsi di educazione ambientale per i fedeli.
Nel mondo occidentale la maggior parte delle iniziative sono perlopiù predominanti in Canada, negli Stati Uniti e Gran Bretagna. In occasione dell’Earth Day del 2012, l’attivista canadese Muaz Nasir ha fondato la “Campagna della Verde Khutba”, per la quale è stato formulato un sermone che aveva l’obiettivo di sensibilizzare le moschee e le istituzioni islamiche e che ha trovato il supporto di moltissimi imam ed organizzazioni in Nord America.
E in Italia?
I primi germogli di questa consapevolezza più prettamente ambientalista si deve ad associazioni come i Giovani Musulmani D’Italia, realtà che non solo si fa promotrice del dialogo interreligioso e di iniziative che collegano attualità e religione, ma che negli anni ha mostrato anche grande sensibilità a tali tematiche.
L’importanza di far fronte all’emergenza climatica si concretizza anche nel progetto Green Islam: a questo progetto ha preso parte il dott. Marco Bottazzi, membro del comitato scientifico del CETRI, il quale ha recentemente scritto un contributo partendo dalla presa di coscienza di Papa Francesco e il suo invito alla conversione ecologica integrale, che investe tutti gli aspetti della società.
Da qui, giunge all’obiettivo di Green Islam: ovvero, quello di creare una società green promuovendo alcune iniziative come l’istituzione di una Giornata Nazionale dell’Eco Islam, la realizzazione di una “Guida Verde” italiana per la preghiera del venerdì e la promozione di un gemellaggio tra i borghi italiani del Sud con il Nord Africa “poiché condividono la purezza delle loro origini restando lontani dall’inquinamento “spirituale” ed ambientale”.
Obiettivi significativi per il futuro dell’Italia ecologica immaginata dai Verdi, i quali ripongono la loro piena fiducia nella forza persuasiva, necessaria, delle istituzioni religiose.
da ecologica.online
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